“Nella mente silenziosa ci sono le radici dell’intelligenza e dell’amore (Corrado Pensa)”
Scrivere alcune riflessioni sull’ascolto è una grande sfida perché quasi sempre diamo per scontato che il fatto stesso di essere persone dotate di occhi ed orecchie ci abiliti ad un ascolto di qualità, mai convinzione è stata più lontana dal vero.
Ascoltare viene considerata una funzione naturale, in realtà si tratta di una potenzialità che prende le mosse da molto lontano. Per ascoltare gli altri, per lasciar loro completare quando hanno da comunicarci, occorre prima di tutto saper ascoltare se stessi e questa attività richiede pazienza e coraggio.
Ascoltare prevede la capacità di abitare spazi ‘pieni di vuoto’, ricchi di possibilità ed anche di rischi, richiede la capacità di porsi domande aperte quali ‘che cosa sta avvenendo dentro di me ora?’ senza la fretta di ottenere subito una risposta, con la fiducia e la curiosità di aprire le porte all’ignoto.
Il più grande ostacolo all’ascolto è l’ansia di completamento (‘fretta di arrivare alla meta’) che è il segnale del timore di mettere in discussione le proprie certezze, di scoprire che le nostre convinzioni sono ormai datate e non rispondono più alle esigenze attuali, la paura di perdere il controllo, di avere torto, di subire.
Tra la fretta e la paura esiste una relazione molto stretta ed i tempi in cui viviamo sono caratterizzati dalla paura: del proprio futuro, degli altri, del diverso, del cambiamento, paura che si manifesta in noi come ansia e nel tentativo di superare quest’ultima nel minor tempo possibile, ecco che compare la fretta. Per ascoltare bisogna invece ‘abitare’ uno spazio, non è sufficiente attraversarlo a ‘volo d’uccello’, per allontanarsene subito, quasi a volersi proteggere dal timore di incontrare sé e tutto ciò che occupa quello spazio.
L’ascolto di qualità prevede una connessione con il nostro corpo e con il respiro, con la capacità di sentirli, con l’abilità di decidere dove portare l’attenzione e di gestire il ritmo della respirazione. L’ascolto di qualità richiede la capacità di stare nel silenzio mentale cioè di stare comodi nell’assenza del proprio incessante chiacchiericcio interno. Nella mia esperienza professionale ho scoperto che l’ascolto è il dono più grande che possiamo fare ad un altro essere umano, l’ascolto cura in profondità proprio perché mette le persone in contatto con lo ‘spazio’ di espressione e quindi con l’amore di se stessi, degli altri, del mondo; l’amore non può sbocciare e fiorire senza spazio.
Lasciare spazio agli altri ed a se stessi in una condizione di forte presenza è l’ingrediente fondamentale della vita e della vitalità. Il non far nulla in uno stato di consapevolezza e ascolto profondo è molto potente per trasformare e guarire le situazioni e le persone: ciò che vuoi cambiare con la forza di volontà resiste al cambiamento, ciò che accogli in uno stato di presenza, si rilassa e cambia.
Il vero non fare nulla, che è condizione fondamentale per l’ascolto, richiede in realtà grande vigilanza senza tensione e uno stato interiore di apertura; in effetti è proprio la paura che ci fa contrarre. Una delle grandi scoperte che ho fatto è che per ascoltare davvero bisogna accogliere senza giudicare e senza difendersi, è utile diventare spaziosi e ‘trasparenti’, è fondamentale saper creare spazi di cura, è necessario abbandonarsi ed avere fiducia.
In ragione di quanto espresso fino a questo punto, credo che uno degli approcci più efficaci per apprendere l’arte di ascoltare sia l’esperienza della meditazione; in questi tempi turbolenti e ansiosi ne abbiamo necessità.
Meditare è un’esperienza primordiale e semplice, forse proprio per questo così disattesa. Basta scegliere un luogo tranquillo dove per qualche tempo non verremo disturbati (sono sufficienti 10 minuti al giorno per iniziare), occorre sedersi su una comoda sedia o sdraiarsi (prestando attenzione a restare svegli), chiudere gli occhi, ascoltare, diventare coscienti delle sensazioni presenti nelle diverse parti del corpo e dei pensieri che attraversano la mente, di tutto ciò che sta accadendo in noi. Col trascorrere del tempo ed il procedere della pratica la sensibilità aumenterà, all’inizio potrà sembrare che nulla accada, oggi siamo in effetti molto desensibilizzati e continuamente distratti da sollecitazioni esterne.
L’immobilità totale aiuta nella pratica, così come aiuta portare l’attenzione al respiro, tuttavia a volte l’immobilità irrita ed allora è di grande supporto ascoltare la propria irritazione senza giudicarla, accogliendola così com’è, permettendo così all’irritazione di sciogliersi. Con il tempo questa pratica diventerà un balsamo per l’anima e ci permetterà di essere ascoltatori di qualità.
“Sii come un promontorio contro cui incessantemente s’infrangono le onde: resta immobile mentre, intorno a esso, si placa il ribollire delle acque (Marco Aurelio)”.