Abbiamo chiesto alle persone di Generativa di contribuire, dalla loro prospettiva di osservazione, a descrivere il viaggio nella complessità, il ruolo odierno dei leader e il significato attribuito all’essere architetti di possibilità.
Ecco l’intervista con il nostro Gianfranco Nocilla, coach PCC ICF e appassionato co-architetto di processi di sviluppo aziendali.
1. Cosa vuol dire per te essere architetto di possibilità?
Per me, essere architetto di possibilità significa contribuire – e assistere – ad un salto, ad una discontinuità nella consapevolezza e nel processo di sviluppo del cliente, della sua équipe, della sua azienda.
Conseguentemente, si aprono di colpo possibilità non viste, non percepibili, non considerabili prima, nuove opzioni, nuove declinazioni di win-win, nuove politiche di gestione di persone e processi.
Ma, se posso, preferisco l’immagine del “co-architetto” all’architetto tout court: la mia percezione di me stesso è quella di una risorsa per il cliente, che progetta con lui e non per lui, che facilita il detto processo di sviluppo senza seguire strade preconfezionate, che prende parte a un processo di maturazione in chiave sistemica senza “dirigerlo”.
2. Di quale tipo di leadership c’è bisogno in questo tempo?
A volte mi capita di assistere a dispersioni talvolta irreversibili di energie, speranze e impegno, a crolli di motivazione di interi reparti o aziende, ad atteggiamenti reattivi e imprevedibili di leader soggetti a livelli eccessivi di stress. Tutto ciò, a mio avviso, è spesso riconducibile ad un’errata lettura del concetto stesso di leadership, ancora sottomessa a modelli sorpassati, muscolari, dannosi.
Relativamente alla mia esperienza e alla mia sensibilità, oggi c’è assoluto bisogno di leader maturi, etici e complessi, consapevoli delle loro responsabilità verso l’azienda, il mercato, gli stakeholder e la società, capaci di indirizzare e, al tempo stesso, di stimolare le proprie risorse, vogliosi di lasciare un’impronta futura, non di gestire il mero quotidiano.
3. Dal tuo osservatorio, di cosa hanno più bisogno le persone e le organizzazioni oggi?
Di umanità, senza dubbio. Di coerenza, verità, prossimità, esempio: tutti concetti che, purtroppo, spesso vengono ancora visti come lontani o addirittura in antitesi al “fare business”.
Credo fermamente che il progresso nelle aziende, nelle organizzazioni e nelle società risieda, oggi, proprio nel costruire e diffondere una nuova cultura del lavoro, di leadership, di business, di scambio, di rispetto, centrata sulla persona e sull’ambiente. Una sostenibilità 2.0, per intenderci, vera, coerente, non solo da home page aziendale.
4. Come vuoi chiudere questo incontro?
Con una citazione a cui tengo molto, attribuibile a Georges Ivanovič Gurdjieff ed è riportata in “Frammenti di un insegnamento sconosciuto” di Pëtr Demianovič Ouspensky: “Lo sviluppo dell’uomo si effettua secondo due linee, “sapere” ed “essere”. Ma, affinché l’evoluzione avvenga correttamente, le due linee devono procedere insieme, parallele l’una all’altra e sostenersi reciprocamente. […] La relazione tra il sapere e l’essere non cambia per un semplice accrescimento del sapere. Essa cambia solamente quando l’essere cresce parallelamente al sapere. In altri termini, la comprensione non cresce che in funzione dello sviluppo dell’essere.”