Assieme a Tina Anastasio abbiamo intervistato Giovanna D’Esposito, General Manager Southern Europe di Uber, azienda di tecnologia web-based ad alto contenuto di innovazione al servizio della mobilità.
Cara Giovanna, grazie per l’intervista; quali sono le sfide critiche di un’Azienda di Servizi come Uber in questo momento?
Sono tante, ma c’è una premessa: per un’Azienda basata su tecnologie web come Uber, reagire a sfide importanti, come quelle degli ultimi 12 mesi, è più facile rispetto ad Aziende più tradizionali.
La sfida primaria è come rimanere rilevanti in un periodo in cui i bisogni dei clienti e i loro comportamenti continuano a mutare in maniera così forte. Quando parlo di clienti mi riferisco tanto ai passeggeri quanto ai conducenti.
Con i continui cambiamenti nella mobilità sono cambiate significativamente le esigenze e le priorità sia lato conducenti che lato passeggeri, ad esempio l’uso che si fa di un’auto Uber o il tema della sicurezza.
Il mutamento è continuo, bisogna rimboccarsi le maniche e dare vita a tante iniziative diverse che hanno impatto sul carico di lavoro, sul contenuto operativo e sulla velocità di esecuzione.
E questo ha avuto un impatto forte sulle persone: ora sta emergendo il tema della mental health, che nei primi mesi è stato accantonato perché c’erano altre urgenze e che ora dobbiamo affrontare.
Che cosa ti aspetti dai manager che lavorano con te?
Mi aspetto l’abilità di spiegare il perché alle persone, di mostrare ai propri team come la direzione rimane la stessa nonostante i cambiamenti.
Se il mio manager mi cambia priorità una volta alla settimana io posso pensare che il mio manager non è ben orientato, temere per il business e domandarmi se stiamo facendo le cose giuste. Quindi il manager deve essere bravo a anticipare che ci saranno cambiamenti anche repentini, contestualizzare, spiegare cosa sta succedendo e ogni volta che c’è un cambiamento trovare un fil rouge, come quello che citavo prima: “noi dobbiamo restare rilevanti per gli autisti e per le persone”.
L’altra cosa è che non abbiamo tutte le risposte –sarebbe poco credibile in una situazione come questa- però mi aspetto che facciano le domande giuste. Qualità fondamentale del manager dei nostri tempi è saper fare le domande giuste.
Come la formazione e il coaching possono supportare questi processi?
Il ruolo della formazione è aiutare la crescita e la produttività e un modo per l’azienda di dimostrare concretamente quanto le persone sono importanti. Inoltre la formazione in gruppo allena a mettersi in gioco fuori dalla mia rete relazionale solita.
Il coaching è uno strumento potente, che ho utilizzato sia per me stessa che per i miei team leader, per lavorare su aspetti anche più alti rispetto ai contenuti specialistici del proprio lavoro; inoltre è una dimostrazione ancora più forte che l’Azienda sta investendo, quindi agisce sul legame con l’Azienda.
Per finire,
trovo che il team coaching sia uno strumento essenziale quando si costituisce il leadership team oppure quando si entra in un leadership team.
Il coach / facilitatore fa emergere aspetti che altrimenti non emergerebbero mai con trasparenza; sa creare, attraverso il setting, un safe environment in cui le persone sono in grado di dare feedback franchi ed efficaci. Sulla base di questo scambio è possibile co-costruire una maniera di lavorare insieme, delle rules of engagement, e un rapporto di fiducia.